Il carnevale


Caratterizzato da colori e schiamazzi, il Carnevale è considerata la festa dell’allegria per eccellenza. Uomini di ogni ceto sociale si recano a balli in maschera e sfilate variopinte, cercando di liberare la fantasia e di catturare un po’ di felicità. Lo scherzo “vale” ed il commercio che vi è connesso raggiunge il suo apice; vengono acquistati vestiti da indossare solo per qualche giorno, poi, come ogni anno, rimangono soltanto piazze e strade da ripulire. Oltrepassando pragmatiche e superficiali considerazioni, pro o contro il Carnevale, occorre chiedersi da dove esso provenga e di quali concetti religiosi o valori morali sia portatore.

Le origini nel mondo pagano
Tale festa affonda le proprie radici nei rituali idolatri di antiche superstizioni pagane; tra quelle a noi culturalmente più vicine: i Saturnali ed i Baccanali. I Saturnali si celebravano a Roma in onore di Saturno, divinità italica di origine Etrusca, collegandoli alla fatica e alle speranze della vita agricola. Alla semina dei campi seguivano dei riti propiziatori per ottenere il favore degli dei degl’inferi (sotterranei) e degli spiriti di familiari defunti, affinchè sprigionassero tutte le forze della fecondità. Tali spiriti venivano quindi omaggiati, “fatti rivivere” attraverso la loro personificazione; era infatti diffusa la credenza che indossando una “maschera” si ricevesse il potere di scacciare gli spiriti avversi.
Per questi motivi, secondo alcuni studiosi, i travestimenti carnevaleschi erano in origine “raffigurazioni viventi” di esseri demoniaci. Gli “dei sotterranei” erano inoltre esaltati mediante la rappresentazione del “mondo sottosopra”, cioè col sovvertimento di ogni regola sociale ed etica, il capovolgimento dei rapporti gerarchici.
Durante i Saturnali era così lecito schernire i proprietari ed i governanti; tutt’oggi, d’altronde, fra le principali attrazioni del carnevale vi è il dileggio di personalità politiche e autorità civili.
I Baccanali si celebravano nel mondo greco. Durante tali feste erano consueti gli sbevazzamenti, soprattutto in onore di Dioniso, dio del vino e protettore delle vigne. Sotto l’effetto dell’alcool si cercava di dimenticare i pesi dell’esistenza; era considerato lecito trasgredire ogni norma, trascendere in pratiche orgiastiche e giochi immorali, dando libero sfogo alle passioni umane.

Le origini nella civiltà cristiana
Nella Chiesa Romana si era affermata l’imposizione di un periodo purificatorio, in preparazione della Pasqua, della durata di quaranta giorni (Quaresima). Tra le penitenze vi era il divieto di mangiare la carne, iniziando dal giorno precedente la Quaresima; tale proibizione era definita “Carnem Levare” (togliere la carne).
L’ingresso coatto di masse pagane tra le fila della cristianità causò l’introduzione di varie usanze pagane, tra cui quelle derivanti dai Saturnali e dai Baccanali.
Certi festeggiamenti furono ammessi, con alcuni ritocchi, nel periodo precedente la Quaresima; ciò in base all’eretico principio che, permettendo un tempo di massima libertà per godere i piaceri dei sensi, si sarebbe poi prodotto maggiore sensibilità verso la “purificazione della carne”. Il divieto “Carnem Levare” venne dunque preceduto dalla concessione “Carnem Valere”, un tempo nel quale era lecito mangiare la carne. Il periodo del Carnevale venne caratterizzato da banchetti lussureggianti, danze, travestimenti, giochi e scherzi d’ogni genere. Il “carnevale cristiano” iniziava dopo l’Epifania e si concludeva con un rito purificatorio, officiato il primo giorno della quaresima, il così detto “funerale del carnevale”, in cui si imprimeva sulla fronte dei fedeli un po’ di cenere. Oggi la manifestazione mondana del Carnevale è più circoscritta nel tempo, ma quale parentesi festiva connessa alla Pasqua, esso sussiste con la stessa simbologia religiosa, concludendosi ancora col “Martedì grasso” che precede il “Mercoledì delle ceneri”.

Il carnevale visto come manifestazione sociale
Il Carnevale è la celebrazione del travestimento: di quella promiscuità ribelle che sovverte l’ordine naturale e morale stabilito da Dio: “La donna non si vestirà da uomo, e l’uomo non si vestirà da donna poiché il Signore, il tuo Dio, detesta chiunque fa queste cose” (Deut.22:5). La condanna è estesa ad ogni licenza dalla propria identità spirituale e dalle responsabilità etiche: “Io punirò tutti i principi , i figli del re, e tutti quelli che si vestono di abiti stranieri… tutti quelli che saltano la soglia, che riempiono di violenza e di frode le case dei loro padroni” (Sofonia 1:8-9).
Il Carnevale è il riconoscimento di quella ambiguità che, mescolando bene e male (ci si può camuffare da angelo o da diavolo…), confondendo realtà e apparenza, verità e finzione, mira ad offuscare quella lucidità e giusta inibizione che servono ad onorare Dio (Isaia 5:20-22, Romani 13:12-14). Per molti basta un disincantato: “non c’è nulla di male…” per rendere implicita l’approvazione di Dio in faccende che non Lo riguarderebbero, ma Egli non la pensa così: “E punirò gli uomini che, adagiati sulle loro fecce, dicono in cuor loro: il Signore non fa né bene né male” (Sofonia 1:12). Il Carnevale è espressione di una allegrezza abbinata alla volgarità, in contrasto con la gioia cristiana (Romani 14:17) e sconveniente alla moralità dei credenti (Efesini 5:3-4), di una satira dissacratoria completamente in contrasto con la Parola di Dio (Salmo 1:1, II Pietro 2: 10), che non insegna lo scherno delle autorità, bensì a pregare per esse (I Timoteo 2: 1-2). Il Carnevale è l’esaltazione sfrenata del godimento fine a sé stesso; tale festa costituisce, tuttavia, più che un’innocente divertimento, uno dei tanti “diversivi” satanici che, con la scusa di fugare noia, tristezza e desideri repressi, svia le coscienze dalle sane preoccupazioni per la condizione dell’anima dinanzi al Giudizio divino (Isaia 30:9-11; Luca 16:19,25; I Pietro 4:3-7).

Il carnevale visto quale evento religioso
Il Carnevale ha perduto nel tempo certe punte di pura stregoneria, ma sotto il manto della baldoria “scaccia pensieri”, la sostanza dell’esorcismo “scaccia spiriti” non è scomparsa; esso è comunque una ricorrenza pagana, con tutto il suo fardello di contraddizioni inconciliabili con lo spirito e l’opera di Cristo (II Corinzi 6:14-16). Il “carnevale religioso” rivisita un rituale che disonora l’unica propiziazione riconosciuta da Dio (I Giovanni 2:1-2). La simbologia delle ceneri ripropone una prescrizione mosaica superata dall’efficacia purificatoria del sacrificio di Gesù Cristo (Ebrei 9:11-14). Il Carnevale insegna un falso riscatto spirituale attraverso lo sfogo delle concupiscenze, promuovendo il peccato volontario in prospettiva di un “pentimento programmato”, secondo la mortale illusione che si debba abbondare nel peccato, affinché la misericordia e la purificazione sovrabbondino (Romani 6:1-2, 15, 21-22; Ebrei 10:26-29; II Pietro 2.20-22).

Carnevale? No, grazie!
“Siate sempre pronti a rendere conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo la coscienza pulita…” ( I Pietro 3:15-16). È sempre meno semplice spiegare, con rispetto e mitezza, il desiderio di onorare in ogni sfera della nostra vita la Parola di Dio, a quanti non La conoscono o sono abituati ad una religiosità distaccata dal resto dell’esistenza. Tuttavia, come cristiani convertiti all’Evangelo, non possiamo rischiare di “indossare” un abito religioso in chiesa ed un altro nella società… Siamo chiamati a presentare il Messaggio divino, non ad imporlo, ma questo significa anche, di fronte ai richiami mondani, porre con concreta fermezza la nostra decisione di vivere con integrità la Parola di Dio (I Corinzi 15:33-34; I Pietrp 4:1-4), implicando l’educazione dei bambini e ragazzi che ci sono affidati (Giosuè 24:15; Efesini 6:4). Attenzione però al moralismo sterile e bigotto, che sostituisca “una coscienza pulita”, con una condotta soltanto “ripulita” da questa o quella festa… La santificazione cristiana sia realizzata a trecentosessanta gradi e trecentosessantacinque giorni all’anno! L’astensione dalle pratiche carnevalesche rientrerà così in tale continuità di vita spirituale e testimonianza cristiana. Le stesse sacre Scritture che condannano il Carnevale quale celebrazione del paganesimo e dello scherno, invitando i peccatori a ravvedimento (Proverbi 1:20-23), esortano anche i credenti a non “scherzare” con la volontà di Dio, cedendo ad alcun compromesso spirituale (Galati 6:7-8; Efesini 5:7-11). Continuiamo dunque a lasciarci rinnovare nello spirito della nostra mente, e “a rivestire l’uomo nuovo”, per somigliare sempre più al nostro Redentore! (Efesini 4:20-24).

Articolo scritto da Alessandro Cravana


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